
“Una mattina era arrivato in visita, sul prato della direzione, un destriero blu di cartapesta, montato su ruote, lunghe zampe, alto quattro metri. “Marco” lo chiamavano; era il cavallo che un tempo trascinava il carretto con la biancheria da lavare, per tutti il simbolo della libertà conquistata.”
Quest’opera è stata realizzata nel 1973 all’interno del manicomio di Trieste da un’idea di Giuseppe Dell’Acqua, Dino Basaglia, Vittorio Basaglia e Giuliano Scabia. Realizzato con il contributo dei laboratori artistici creati all’interno della struttura e degli stessi pazienti, “Marco Cavallo” è alto circa 4 metri ed è di colore azzurro, come deciso dagli stessi pazienti.Le dimensioni sono considerevoli proprio per contenere idealmente tutti i desideri e i sogni dei ricoverati, ciò avrebbe consentito di portare all’esterno un simbolo visibile e rappresentativo dell’umanità nascosta all’interno dei manicomi.
L’opera è un simbolo della lotta etica, sociale, medica e politica a favore della legge sulla chiusura dei manicomi, la cosiddetta Legge Basaglia del 1978 , nonché simbolo per gli stessi pazienti delle loro istanze di libertà, liberazione e riconoscimento della loro dignità di persone, fino ad allora negate. Esibito in tutto il mondo come installazione itinerante per sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo politico sui problemi della salute mentale. Nella giornata del 25 aprile, “Marco Cavallo” ha sfilato per le vie di Jesi dove rimarrà fino al 27 aprile. L’iniziativa “Jesi con Marco Cavallo” è promossa dalla Rete del Sollievo nell’ambito della rassegna Malati di Niente, dal Comune di Jesi, Asp 9, Ast e COOSS.